sabato 30 ottobre 2004

Dal Forum


Poesie di...
Ezio DellaGondola




Venezia

Venezia è sempre stata una magia:
sulla laguna mille palafitte,
alberi del Cansiglio a far da culla
a costruzioni splendide di marmi,
come merletti che nell’acqua cheta
dei canali sprofondano radici
di cemento e di pietra; ma quell’acqua
ora divora sotterranee basi.
Qualche incendio ha distrutto monumenti
ricchi di storia e d’arte secolare;
il resto lo faranno poco a poco
le malefiche bande di turisti
che un commercio ladrone concupisce.
Sono sparite utili botteghe:
pizzicagnoli, forni, farmacie,
per far posto alla plastica-ricordo,
variopinti cappelli da giullare,
maschere vuote e gadgets di Taiwan.
I veneziani sono stati espulsi:
non c’è più posto neanche al cimitero.


23 maggio 2003




Venezia 2

Venezia è sempre stata una magia:
ma d’inverno mi pare ancor più bella,
con la neve, la nebbia, l’acqua alta;
pochi turisti e tanta nostalgia.
Anche la pioggia serve per la scena:
i “masegni” bagnati son lucenti,
pietre preziose, gemme scintillanti.
Come è triste Venezia è una canzone
bella e famosa, ma un po’ menzognera:
è più triste vederla massacrata
da orde di turisti poco attenti
incapaci a gustare la magia
di un luogo così unico e speciale
dove l’inverno è una stagione bella,
una intera stagione di “natale”.

24 novembre 2003



Vent’anni

Inutilmente inseguo i miei vent’anni
voglia di fare, voglia di sapere;
la vita che mi scappa tra le dita
non è più quella che sognavo allora.
Anche se corro, anche se mi affanno,
resta il rimpianto di lasciare indietro
troppe cose da fare e da sapere.
Una vita non basta a soddisfare
tutte le voglie di una mente inquieta,
ma solo una mi è toccata in sorte:
bella, intensa, ma sempre troppo corta
per la smania di fare e di sapere.
Solo una cosa oramai mi tiene vivo,
mentre questo mio corpo va in rovina:
un punto di partenza e uno di arrivo:
la mia voglia di fare e di sapere.




Il suicidio di Cirano

Deluso e stanco se ne sta Cirano
meditando sull’ultimo commiato;
per una volta uscirà di scena
senza clamore, quasi di soppiatto.
Posa prima la spada, poi la penna;
chiude infine anche il libro di memorie,
alla fiamma l’accosta e la candela
attizza il fuoco su quei fogli amati.
La carta brucia senza crepitare,
s’accartocciano le pagine al calore;
alla fine rimane grigio e vuoto
quel ch’era un monumento di parole.
Parole sparse, adesso, in libertà:
sogno, furore, rabbia, pentimenti,
qualche rimorso, e poi molti rimpianti
una bellezza allegra tra le righe,
amore e morte uniti in un sol canto..
di tutto ciò rimane solo cenere;
stranamente un frammento ancora intatto:
c’è solo un nome, ma non è Rossana.
Il fumo della carta ha disegnato
sul candido soffitto ghirigori
neri, incombenti, quasi minacciosi.
Li riconosce, tetri simulacri:
maledetti pronomi possessivi.
A stormi gli svolazzano dintorno
corvacci scuri, amici della morte.
Il guerriero si sente soffocare,
un tremore lo invade, ed è finita:
lesto lo stilo penetra nel cuore.



Villa Carlotta

Un’esplosione di colori e vita,
svolazzar variopinto di farfalle
nel prato della vita e dentro i cuori;
muta musica allegra di natura
spensierato sognare ad occhi aperti
questi fiori senza significato
suggeriscono a ciechi e sordi servi
di trista scienza e di fredda ragione
che in qualche luogo forse dio esiste.




Pagina bianca

Una pagina bianca è una scommessa
di trovare pensieri e situazioni
che siano degni di lasciare un segno:
corre la penna dall’inchiostro nero;
a poco a poco nasce il mio pensiero
che sulla carta sembra più importante;
subito un altro gli si pone accanto:
partita vinta! Anche questa volta
sono riuscito a partorire versi.




Pourcell

Sull’onda delle note di Pourcell
corro tra i prati, visito giardini
assai curati e tutti ben fioriti;
la fantasia galoppa tra le aiuole
che immagino volute da Re Sole.
Graziose dame mi si fanno incontro
E le saluto con profondo inchino;
là cicisbei galanti, pigramente
sostano, nell’attesa della sera
quando la festa scoppierà giocosa.
Un tuono: è il temporale che si annuncia;
ognuno corre lesto al suo riparo;
corron le dame a gonne sollevate
che scoprono soltanto le scarpette;
corrono i cicisbei, ma senza fretta:
l’acqua piovana è acqua benedetta
per splendidi e fantastici giardini.

22 maggio 2003




sogni assassini

cosa fa un sogno, quando è troppo grande?
ti assorbe, ti conquista e poi ti uccide
perchè rimane un sogno, troppo bello,
troppo felice per essere reale.
ma chi non sogna forse era già morto,
forse è l'amara sorte di chi nasce
dal ventre di una donna, dall'amore,
da un altro sogno che da vita e morte:
chi nasce sogna e muore, non c'è scampo.

5 novembre 2003




Notte perduta nella nebbia azzurra (1961)

Nel frastuono assordante della notte
del mondo, la mia anima impazzita
cerca smarrita nella nebbia azzurra
la tranquilla viltà dell’uomo ignavo.




Corrono e si rincorrono (1961)

Corrono e si rincorrono,
volano, ronzano girano,
vanno da me a te, da lui a lei,
da te a lui, da lei a me.
Accendono gli occhi dell’innamorato,
se la sua donna le lascia libere
di correre e di rincorrersi;
ravvivano lo sdegno,
aizzano speranze,
frustrano desideri
dell’arrabbiato, dell’ottimista, dell’egoista.
Corrono e si rincorrono,
e corrono da chi le vuole
e giocano con i seri,
e disputano con gli sciocchi
e corrono e ronzano e volano e girano:
sono parole.




Ho portato un granello di sabbia (1961)

Ho portato un granello di sabbia
sulla rena spazzata dal vento.
Ho gettato una goccia di pianto
nelle fresche sorgenti montane
Per sentirmi più vuoto del vuoto,
per fermare gli strali del tempo.
In quei caldi meriggi d’estate
che passavo cuocendomi al sole
sulla diga suonata dai flutti
e dai granchi crocchianti fuor d’acqua,
ho affidato a una vuota conchiglia
il mio inutile sogno d’amore.
Ho portato un granello di sale
sulla spiaggia a salare il gran mare.




Nere macchie di noia (1961)

Appollaiati sui rami più alti
gracchiano e aspettano.
Aspettano come tutti
la morte che giunga veloce.
Ma gli altri l’aspettano per se:
loro la aspettano per gli altri,
i corvi.


Ezio DellaGondola

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