martedì 18 ottobre 2005

Dal Forum


Poesie di...
YAMA



11 SETTEMBRE
(il cameriere)

Amico mio,
di scuola antico compagno.
Come fiore di ciliegio
che in breve, vita diffonde
e aroma spande
e bellezza
e sfioritura presto accoglie,
così repentinamente,
la tua strada,
per cieca perfidia,
hai terminato.
Tu che felice in paradiso,
le tue speranze avevi realizzato.
Da solo,
in terra straniera,
ad inseguire del tuo sogno il destino.
E fu quel primo giorno ...
Ricordi?
Dal novantesimo piano
m’avevi telefonato:
“È come in un film!”,
mi dicesti.
Il tuo cuore,
di gioia pregno,
ancor non conosceva
del dolore il vero strazio.
Ancor giunto non era
quel martedì,
di vita oltraggio,
in cui dal paradiso,
come goccia di pioggia,
saresti sceso.
Quel martedì di fine estate,
ultimo giorno,
in cui,
nel tuo stupito dolore,
spiccasti il volo,
e mentre la terra incontro ti veniva,
il vento i tuoi capelli scompigliava,
come dolce carezza di madre
che paura scaccia.



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IN PINETA

Della pineta dei ricordi
risento il profumo lontano
di resina e rosmarino
e tra vociare maremmano
eccomi ancora ragazzino.

… in una sera d’estate
e i suoi occhi rivedo
e la frangetta
e le sue labbra fredde
di gelato al limone
labbra acerbe che ammirai
ma baciare non osai.

Oggi il suo nome
più non ricordo
ma che rimpianto ormai …
per quel gusto di limone
che non assaggiai.



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PIOGGIA

Pioggia salata
che riga le mie guance
con la speranza,

è acqua che il vento
ha rubato al mare.



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LA CASA DELLE VACANZE

Cigolano

i cardini vecchi
nella penombra
e nell’odore di chiuso
e di polvere umida,

ma è casa.

Si spalancano le imposte
su immutate viste
che solo ieri
pare d’aver lasciato
e luce entra a dare vita
alle cose ritrovate
in un magico istante
di occhi stupiti
che indugiano
ad abbracciare il tutto
quasi a cercare la certezza
d’essere davvero li

tra quelle mura

ancora più amate
dopo l’abbandono

che di ricordi e di speranze
sono l’alcova.



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CROSTE DI SALE

Fragile sentire

che d’assenza fa rinuncia e resa.
eppure è amore, anche nell’attesa.

A te conduco il mio pensiero
tra le forti correnti di un mare nero

attraverso nubi scure e mareggiate
che sugli scogli lasciano croste salate

come quelle che sulla nuda pelle
mi hai lasciato parlandomi di stelle.



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VENTI DI LIGURIA

Oliveti in fasce
scendono al mare
catturando lo sguardo
coi profumi viola
dei giacinti
e i brillanti colori
di basilico e salvia
e i turchesi d’acqua
che la costa seguono
da ostro a libeccio
fino alle terre
di tramontana


Yama
Le poesie di Yama sono presenti sul nostro forum al link:
http://amicipoesia.mondoweb.net/viewtopic.php?f=2&t=38

sabato 15 ottobre 2005

Dal Forum


Poesie di...
Eraldo Odasso



ATTIMI

Un'ombra allungata
sulla vita
ha incatenato le speranze
in un angolo d'angoscia.
Bagliori improvvisi
ne squarciano il velo.
                     Attimi.
Lontani riflessi
riportano l'eco
di una illusione.
                    E attese
di altri frammenti
di luce.
Attimi che ho creduto
valessero la vita
solo
trafiggono l'anima.




COMMEDIA

Sogno la vita
accesa nell'alba
in un sorriso di luce.

Non riconosco la vita
ad ogni risveglio
quando muoiono
le illusioni
travolte dal delirio
dell'umanità.

Vivo ogni giorno
quest'umana commedia
senza più lo stupore
dell'innocenza.
Fugaci comparse
d'incomprese bontà
dimenticate
nel solito copione
di malvagità.
Scene ormai logorate
mentre guardo dal loggione
nell'impotenza colpevole
dello spettatore.


Ho sognato
d'essere attore
sulla scena.

Nell'ombra della platea
flebile
scendeva la mia voce
in un vuoto silenzio.




RICORDARE CATULLO

Soles occidere et redire possunt.
 E' un inganno
 la morte del giorno
 se poi altri giorni
 m'inseguono
 Uccidendomi a poco a poco.
 Notti lievitanti
 di illusioni
 fugate dal ritorno
 di nuove certezze
 che ricondensano
 l'infelicità.

Nobis, cum semel occidit brevis lux,
 nox est perpetua una dormienda.
 Molecola di polvere
 la nostra vita
 e l'universo impassibile
 macina i millenni.
 Almeno riposerò al termine
 di questa luce
 così breve.

Vivamus, mea Lesbia, atque amemus.
 E' amore
 accarezzarti
 nell'autunno della vita
 quando il tuo viso
 non nasconde più la fretta
 del tempo.
 Confondere le lacrime
 sui nostri passi
 incerti
 verso la meta
 che ci affatica
 insieme.





LETTERE A BETTY

Volando dalla nostra terra
 ho visto il sorriso dei tuoi occhi
 in un riflesso del sole sul mare.
 Non indugiare nelle tue preghiere
 per me, Betty.
 I nostri sogni di gloria
 pascoleranno sulle risaie del Viet-Nam.

Fa caldo, Betty, in questa terra
 maledetta. Fa caldo, oggi.
 E’ un diluvio di fuoco
 che piove sulle nostre casematte
 e le risaie ribollono
 come un mare in tempesta
 sospinto dall’ira di mille demoni.
 Gente dalle cento vite,
 lo sguardo di un fanciullo
 che muore per gioco.
 Dì una preghiera, Betty, per me.

Il mento è annerito, Betty,
 in queste stagioni interminabili
 come le nostre pianure,
 orizzonte infinito della nostra vergogna.
 Non baciare, Betty, le nostre zolle
 che odorano di sangue
 se da esse germoglia la morte.
 In queste risaie vermiglie
 s’annegano i vecchi,
 le madri dal ventre rigonfio:
 in esse s’acquieta per sempre
 l’arsura del fosforo bianco.
 Non interrompere, Betty,
 mai più le tue preghiere.

Domani tornerò, Betty.
 Sento il calore del sole
 accarezzarmi le occhiaie vuote
 solchi di sangue
 in cui berrà per sempre
 il ricordo di tanta vergogna.
 Non vedrò mai più le tue lacrime
 sulle tue preghiere,
 ma i petti squarciati dei bimbi
 e risaie di sangue.
 I miei occhi.
 Li ho lasciati
 in un angolo maledetto
 di questa terra
 odorante d’immortalità.






VIVERE

Non più dondolio lieve
 di foglia caduta
 ma vertigine
 il mio volo verso l'abisso.
 Percorro amiche un tempo
 iridescenze dell'anima
 che si spengono
 doloranti
 sull'ultima pagina
 della vita
 dove tutto s'acquieta
 in un silenzio lieve.

Ascoltare ancora
 quelle voci sommesse
 alle radici della vita
 e cercare Dio

in questi grovigli dell'anima.

E anche piangendo

vivere.




SGUARDI SULLA VITA

Occhi appena aperti alla vita
dal grembo di una madre al pianto
d’essere solo a vivere.
Fragile fiore
infrange la crosta sottile.
S’inchinerà stanco al tramonto.

Occhi che vedono
l’ansimare della vita
sui sogni dispersi a dimenticare
del primo risveglio la memoria.

Il tempo flagella i vani
tentativi di tramutare in oro
la pietra della vita
e già declina
sugli occhi stanchi
per le alchimie perdute.

Oggi
si sono chiusi gli occhi
di un bimbo senza nome
e par che sorrida così freddo
oltre la soglia di un sogno
incominciato forse soltanto
nel grembo della madre.

Sguardi sulla vita.
Occhi che per sorridere
devono morire.





DELIRIO

Non è luce ancora
e già stanco mi geme dentro il tremito
dell’abbandono
di fronte a quel salto di roccia
estremo confronto
d’una giovinezza lontana.

Nell’orrido
il sorriso d’un fiore
irraggiungibile
riflette gli anni lontani
che tornano a volte
per inchiodare
nella mente il tempo
 da dimenticare.

Voli di gracchi intorno
a ridere delle mie paure.

Una mano invisibile
mi sradica dal mondo
oltre quel cono di luce
mentre lassù
una croce aspetta
che disperato deponga
crocifisso
il mio delirio.






VOCE

Voce
 da anni muta
 crocifissa alla terra
 uccisa dai tumulti del cuore.

Volevo scendere negli abissi
 della vita
 per fuggire i frastuoni
 che uccidono il silenzio
 e riscoprire il senso
 d’un cammino disperso.

Volevo piangere
 in silenzio
 le delusioni, i sogni
 traditi, le promesse
 tradite, gli affetti
 traditi.

Volevo riscoprire
 le luci lontane dimenticate
 e riaccenderle oggi
 accettando il rischio di vivere
 per non morire.

E poi riemergere
 alla vita.








TEOREMA

Se fossi vissuto
 attraverso i secoli,
 se avessi contato
 tutti i tramonti
 arrossati,
 se fossi morto ogni sera
 per rinascere
 in una vana attesa,
 se avessi pianto
 infinite volte
 questo teorema perfetto
 della malvagità umana,
 oggi
 pregherei ancora
 d’amore.



Eraldo Odasso