lunedì 23 dicembre 2013

[HoF] Franco Fortini

Arte poetica

Tu occhi di carta tu labbra di creta
tu dalla prima saliva malfatto
anima di strazio e ridicolo
di allori finti e gestri

tu di allarmi e rossori ;
tu di debole cervello
ladro di parole cieche u.
uomo da dimenticare

dichiara che il canto vero
è oltre il tuo sonno fondo .
e i vertici bianchi del mondo ;
per altre pupille avvenire.

Scrivi che i veri uomini amici
parlano oltre i tuoi giorni che presto:
saranno disfatti. E già li attendi.
E questo solo ancora è il tuo onore.

E voi parole mio odio e ribrezzo,
se non vi so liberare .
tra le mie mani ancora
non vi spezzate.

Franco Fortini
poesie nella nostra Hall of Fame:
http://amicipoesia.mondoweb.net/viewtopic.php?f=8&t=1956

giovedì 19 dicembre 2013

A un demagogo



Tu dici bene: è tempo che consacri
ai fratelli la mente che si estolle
anche il poeta, citaredo folle
rapido negli antichi simulacri!
Non più le tempie coronate d'acri
serti di rose alla Bellezza molle;
venga all'aperto! Canti tra le folle,
stenda la mano ai suoi fratelli sacri!
E tu non mi perdoni se m'indugio,
poiché di rose non si fanno spade
per la lotta dei tuoi sogni vermigli.
Ma un fiore gitterò dal mio rifugio
sempre a chi soffre e sogna e piange e cade.
Eccoti un fiore, o tu che mi somigli!


Guido Gozzano,
130 anni (oggi) e non sentirli!

martedì 26 novembre 2013

Un libro da leggere e far leggere

tavoli


                                      HAIBÙN DEL PRIMO VIAGGIO A PARIGI


accentazione ortoèpica lineare a cura di
Piètro Tartamèlla e Fiorènza Alineri


Una compagnìa di danza-teatro di Torino formata da ragazzi disàbili e nòrmodotàti è invitata a partecipare a Handi-Scène, una rassegna di teatro che si svòlge ogni anno, nel mese di giugno, in una cittadina del nòrd della Francia.
Gli attori, 21 persone in tutto, affìttano un pullman, e i personaggi sàltano fuòri…


E' USCITO IL LIBRO

QUATTRO TÀVOLI A TÈSTA

edizioni:          Gióvane Holden Edizioni
collana:           Cascina Macondo
pagg:               256
formato:         cm 12,5 x 20
particolarità:   accentazione ortoèpica lineare
autore:           Piètro Tartamèlla e i ragazzi del gruppo integrato
                      di danzateatro VIAGGI FUÒRI DAI PARAGGI
ISBN:              978-88-97773-13-9
còsto:            15 èuro + spese di spedizione
                      (che, come al sòlito, sono a sostegno delle
                      attività istituzionali di Cascina Macondo)
avvertènza 1:    prenòta le tùe còpie per Natale, è un bellìssimo regalo!
avvertènza 2:    se prenòti 10 còpie, una còpia in omaggio



 contributo per spese di spedizione
- èuro 5    per plico contenènte da  1 a 5 còpie, per l'Italia   -- èuro 11 per l'Èstero
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-  Preferiamo evitare il pagamento contrassegno, per gli eccessivi còsti, e per non rischiare
che il pacco torni in diètro non avèndo il postino trovato nessuno in casa.
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Cascina Macondo - Borgata Madònna della Róvere, 4 - 10020 Riva Prèsso Chièri - Torino - Italy

causale del versamento
Prenotazione còpie "QUATTRO TÀVOLI A TÈSTA"



Q U A T T R O   T À V O L I   A   T È S T A


prefazione

L’Haibùn è un gènere letterario di orìgine giapponese. È il resoconto di un viaggio in cùi si altèrnano parti in pròsa e poesìe haikù. È stato usato dagli Haijin (scrittori di haikù) giapponesi che a pièdi percórsero in lungo e in largo il loro paese nel diciassettèsimo sècolo.
Noi il viaggio a Parigi lo abbiamo fatto in pullman. Ma considerando la particolare caratterìstica dell’equipaggio (variegato assortimento di persone nòrmodotàte e disàbili lièvi che si muòvono con ritmi davvero lènti e tranquilli) possiamo, per estensione semàntica, considerare il nòstro viaggio a Parigi, comprensivo delle brèvi passeggiate, della vìsita alla Règgia di Versailles e al Parco di Les Mureaux, come un viaggio a pièdi! Abbiamo scelto di raccontarlo con un Haibùn, anche perché i protagonisti conoscévano già l’esistènza dell’haikù, appreso negli incontri domenicali a Cascina Macondo che si susséguono ormài da molti anni.
Queste pàgine volévano avere soprattutto un valore “intèrno”. Ci è piaciuto scrìverle per offrire ai ragazzi una memòria ulteriore, ma soprattutto perché la nòstra vita, come dice Peter Bichsel,  “divènta sensata se ce la possiamo raccontare”.
Alla partènza abbiamo dato a tutti un blòck-nòtes con l’invito a scrìvere osservazioni, riflessioni, pròsa, haikù. Un mòdo per “fissare” sulla pàgina l’esperiènza. Un esercizio di scrittura che è sèmpre ùtile.
Ci ha meravigliato come i ragazzi àbbiano accòlto questo cómpito e hanno scritto. L’esperiènza del viaggio sarèbbe stata pòi ripresa. A distanza di tèmpo, intorno al camino di Cascina Macondo, i ragazzi avrèbbero lètto ad alta voce le loro annotazioni. Avremmo costruìto un libro fotocopiato, piegato i fògli, pinzato le pàgine, rifilato i bordi con la taglierina. Attravèrso esperiènze multisensoriali rivisitare il viaggio insomma. All’inizio il libro èra formato da una dozzina di pàgine. Pòi affiorava un altro ricòrdo che ritenevamo significativo, e pòi un altro ancora, e il libro cresceva, e man mano che rileggevamo altri ricòrdi degni di nòta affioràvano, e li aggiungevamo, e il libro, ad ogni rilettura cresceva cresceva di pàgine sino a diventare un libro vero. E ora che è finito e lo teniamo in mano, oggètto concrèto che raccòglie come in un romanzo i mille dettagli vissuti, ci sembra di capire che esso travàlica la sémplice utilità “intèrna” che avevamo supposto. Lo consigliamo dunque agli educatori, ai genitori, agli operatori del settore, alle istituzioni, agli spònsor, ai viaggiatori, agli haijin e, naturalmente, ai ragazzi disàbili che sanno lèggere, affinché pòssano ritrovarsi e ricavarne coraggio.
Soprattutto lo consigliamo a coloro che mai hanno avuto mòdo di conóscere e frequentare la disabilità. Potrèbbe èssere per loro una sorpresa la scopèrta di un lèmbo di mondo che non supponévano.
Che siamo affezionati a questi ragazzi è la verità.
È fàcile però affezionarsi a ragazzi così dopo averli conosciuti.
Che anche i ragazzi ci vògliono bène è la verità. Ma il nòstro lavorare con loro non ha come scòpo l’affettività. I nòstri obiettivi sono la stima e l’integrazione. I ragazzi lo sanno. Per questo sono sottoposti a un lavoro intènso, a continue sollecitazioni e stìmoli, affinché un qualsìasi risultato che essi pòssano raggiùngere, pìccolo o grande, sìa la conseguènza di un loro vero sfòrzo consapévole, di una loro “volontà”, della scopèrta di un loro talènto recòndito.

Abbiamo riportato il più fedelmente possìbile ciò che i ragazzi hanno scritto di primo pugno (non hanno avuto mòdo di risistemare i loro appunti). Là dove qualche paròla o frase risultava incomprensibile  abbiamo messo fra dùe parèntesi una  “traduzione”.  Lo scòpo è mostrare il loro mondo così com’è.
Non tutti gli haikù sono perfètti. Non impòrta. Il fatto è che i ragazzi, anche se in mòdo non del tutto chiaro e consapévole, hanno compreso la “natura” dell’haikù.
Nella stesura abbiamo usato la scrittura ortoèpica lineare, ispiràndoci a un principio di recublènza di Cascina Macondo. Ci è sembrato opportuno e coerènte inserire l’accentazione ortoèpica anche nei tèsti scritti dai ragazzi.

Piètro Tartamèlla

Annamarìa Verrastro


dal capìtolo  IL TÈMPO CAPOVÒLTO

..... L’eccitazione serpeggia fra i sedili. Pur essèndosi alzati prestìssimo i ragazzi sono tutti bèn svegli. Si gùstano il momento della partènza. I dùe autisti chiàcchierano tra loro. Sta guidando Diègo, il più gióvane, omone alto, dimensioni robuste e ingombranti, chiacchierone instancàbile. Il fluìre del sùo fiùme di paròle sùpera quasi quello del nòstro Dàvide.
Diègo è l’autista di suppòrto. Guiderà sino alla stazione fèrroviària di Lione dove prenderà il trèno per ritornare a Torino. Da Lione sino a Les Mureaux guiderà Claudio. Anche per il ritorno ci sarà uno scambio di autista alla stazione di Lione. Il regolamento prevede che un autista può guidare al màssimo per 9 ore, ma ogni 4 ore dève fare una pausa obbligatòria di un’ora. Dève timbrare il sùo cartellino in una macchinetta, una sòrta di “scàtola nera” che registra ogni mòssa ed ogni orario.
Claudio, l’autista più anziano, brizzolato, seduto sul sedile di fianco all’ingrèsso, dà còrda alle chiàcchiere di Diègo. Pàrlano dei loro viaggi con gruppi di giapponesi e cinesi portati in giro col pullman. Dàvide per qualche secondo rèsta in silènzio, incredibilmente in silènzio, ad ascoltare le loro paròle. Pòi riprènde a parlarmi addòsso, a ruòta lìbera, parla di tutto, ma tiène un orecchio visibilmente teso ai discorsi degli autisti. A brève troverà il mòdo di inserirsi.


neri centauri
sfrécciano sulla strada
in lunga fila


Piètro


Qualcuno piange e singhiozza. È Danièle. Ha nostalgìa della sùa ragazza lasciata a Torino. Ci mostra la fòto che si macchia di làcrime.
Anche altri hanno làcrime. È la prima vòlta che fanno un viaggio così. La prima vòlta che pàrtono per rappresentare il loro spettàcolo di teatro-danza in un grande teatro di Les Mureaux vicino a Parigi! Le làcrime divèntano contagiose. Qualcuno pròva nostalgìa dei genitori, qualcuno è sopraffatto dalle pròprie paùre. Fabrizio più vòlte si rassicura sul tèmpo, chiède se piòve a Parigi, se i fiumi sono gròssi, se c’è perìcolo di inondazioni, se possiamo stare tranquilli insomma. Comunque, lùi, l’ombrèllo l’ha portato.
Sono dùe mesi che piòve a Torino. Il fiume Pò e la Dòra si èrano ingrossati e avévano raggiunto livèlli di guardia nei giorni passati. La gènte sotto l’ombrèllo o in bicicletta appoggiata ai muricciòli si fermava a guardare la furia dei tronchi d’àlbero che rotolàvano nella corrènte. I vìgili avévano chiuso alcuni ponti per sicurezza, e la televisione aveva fatto vedere quanto èra salita l’acqua ai Murazzi. Fabrizio aveva in mente quelle immàgini. Tutta quell’acqua lo spaventava.
Anche Francesca ha le làcrime. Candidamente confèssa: “Mi dispiace lasciare Parigi”. Anche Linda è triste di dovér lasciare Nicòle e Jean-Luc e di dovér ritornare a Torino.
Scopriamo che sono in molti a piàngere per questo motivo.
Siamo appena partiti e già sono tristi di lasciare Parigi!
Così come all’improvviso fanno balzi nel futuro o si fìssano su idèe, paròle, ricòrdi, altrettanto all’improvviso hanno la capacità di distaccàrsene e dimenticare.


Hò notato che il viaggio èra un pò’ lungo.
Hò trovato che la sensazione vera
èra che i nòstri autisti èrano simpàtici.
Le mìe vibrazioni all’inizio èrano diffìcili,
perché avevo paùra di non riuscire a fare lo spettàcolo.
Una còsa che hò notato èra che le strade di Parigi
èrano molto trafficate. Il tèmpo èra brutto,
ma pòi è diventato bèllo.


Dàvide


Abbiamo superato la valle di Susa. Il pullman si inèrpica sulle curve delle montagne. È ormài giorno. Le chiàcchiere si affievolìscono. Gli òcchi si chiùdono lèntaménte. Solo la voce degli autisti e quella di Dàvide rèstano. Di sottofondo. Dai sedili posteriori giunge cadenzato e costante il pìccolo rotolìo dei dadi bianchi con cùi Pàola e Luca si sono messi a giocare, lanciàndoli ora una, ora l’altro, sul ripiano di plàstica delle bìbite tirato giù da diètro il sedile che sta davanti a loro. Le orecchie più vicine ai dadi sono quelle di Marusca e Grazia appisolate. Il colore bianco dei dadi sembra entrare e uscire dalle fessure semiapèrte delle loro bocche che dòrmono. Piòve. Nella tèsta di ciascuno solo pensièri e ricòrdi. Chi ancora non si è abbandonato al sonno guarda silènziosaménte il paesaggio.


còppia di pàsseri
ci scòrta un brève tratto
in autostrada


Piètro



se alla cerchia dei tuòi amici
vuòi far conóscere un pòco il mondo della disabilità
prenòta le tùe còpie di “Quattro tàvoli a tèsta”

info@cascinamacondo.com

mercoledì 13 novembre 2013

Piossasco 2013, i vincitori

Pubblichiamo le opere vincenti la
XXI edizione del Concorso internazionale per Poesie e Sensazioni

"Antiche come le Montagne"
(Piossasco 2013)


sez. CONCERTI DI PAROLE


1° premio assoluto
a Paola INSOLA
con

Sete

Attingeva al sapore della morte
l'usura dell'operaia bengalese
intrappolata da ore tra le macerie
del Rana Plaza,alla periferia di Dacca
stabilimento tessile capace di vestirci
a prezzi ragionevoli sulle piazze del mondo.

Sohel Rana, proprietario aguzzino
garantito dal partito di governo
aveva eluso l'allarme degli esperti
per quell'enorme crepa nella struttura
elevata in terreno paludoso e instabile
dichiarando l'agibilità ad oltranza
senza scelta né scampo per gli operai.

E' crollato, l'edificio,sulla sete
dei diritti per l'abuso di vite
sacrificate al sopruso legalizzato
da partigiani vincoli faziosi
per l'utile stravagante
tracannato alla sòrte degli umili.

Aveva sete l'operaia bengalese
era ardore che prosciuga e brucia le vene
era ansioso desiderio di bere
alla fonte che disseta le fauci
era legittima smania di riscatto
da una vita di stenti.

Era solo sete.

A pochi metri l'udiva la compagna
in sventura condivisa, imprigionata
tra macerie e arnesi di lavoro.
Strisciando, faticosamente la raggiunse.

Era solo sete.

Salvifica saliva per due bocche riarse
in petali di lingue unite
d'Amore vero. Era solo sete. 


________
2° premio
ad Anna Maria PASTORE
con

La valigia piena di tempo

Seduta sulla spiaggia
osservo l’orizzonte
là l’immenso, incontro tra cielo e mare.
Con la mano raccolgo della sabbia
la lascio scorrere tra le dita,
clessidra senza tempo.

Tempo, ladro di giovinezza, sentimenti,
momenti creduti eterni.
Lui altalena dei miei sogni,
del mio cuore, del mio respiro.

Tempo, ti illude con i colori della primavera,
ti sorride col sole intenso dell’estate,
ti lusinga con gli splendidi colori dell’autunno,
ti rattrista con le nubi grigie dell’inverno.
Tempo, sinfonia a me sconosciuta
scritta sul pentagramma del destino.

La timida onda che bagna i miei piedi è la realtà.
La mano indica l’immenso, non lo trovo.
La valigia della mia vita
è piena solo di tempo.


________
3° premio
a M. Pia CASINI
con


L’artista delle parole


Sono un’artista delle parole
Le traccio, le intreccio
Le filo e le intesso.

Le faccio mie e le rendo uniche,
le voglio rare ed irripetibili,
le unisco leggere come fossero piume,
le rendo pesanti come grossi macigni.

Le penso con il cuore
E le dico con le mani,
le scrivo regine su fogli di carta
e in quella dimora
tempestata d’inchiostro
vivono in eterno
quel non so che di maestoso.




 

_____________
Premio speciale
"Memorial Enzo Di Nocera" 

a Massimo CREPALDI
con


Solo Noi Stessi


L'aria calda
Che il sole
Lascia al calare della luce
Accarezza la vanità
Di chi osserva il tramonto
Con l'occhio avido e compiaciuto
Del padrone
Al contatto della propria terra.

Il dubbio
Scivola, sottile ombra
Sospesa sul muro
Ribelle al richiamo
Confusa
Nel buio della notte
Pesante di sonno.

Chinati
Cerchiamo una mano
Che elevi
Le nostre rare certezze
Fino ad erigerle
A protezione delle passioni.

Con fatica,
pesanti degli anni,
alziamo lo sguardo
ubriachi d'aria
riprendiamo il copione
esattamente
nel punto in cui
l'avevamo zittito.

Nessuno ascolta.
Solo noi stessi.




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Sezione fotografica
IMMAGINI E RICORDI




Link
alla presentazione degli scatti fotografici:
http://amicipoesia.altervista.org/poesia/piossasco/2013/2013.htm
 



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a breve la pubblicazione delle altre sezioni del Premio

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domenica 10 novembre 2013

Piossasco 2013, comunicato stampa

Anche la ventunesima edizione del concorso internazionale per Poesie e Sensazioni
ANTICHE COME LE MONTAGNE
ha concluso il suo percorso di gara portando al traguardo alcuni vincitori di indiscusso valore e di grande personalità.

La cerimonia di premiazione ha avuto luogo nel pomeriggio di Sabato 09 NOVEMBRE 2013 nella antica cornice della Chiesa “Madonna del Carmine” in Piossasco, alla presenza di un pubblico appassionato, autorità locali, rappresentanti della carta stampata e sostenitori.

Il primo premio assoluto (sez. CONCERTI DI PAROLE) è stato assegnato alla poesia:
“ SETE’” di Paola Insola
a seguire:
2° “LA VALIGIA PIENA DI TEMPO” Annamaria Pastore (che ha inoltre ricevuto il premio del pubblico)
3° “L'ARTISTA DELLE PAROLE” Maria Pia Casini

Premiati per la sezione “IMMAGINI E RICORDI” (fotografia)
risultano gli scatti:
1° "FUSIONI DI EMOZIONI” di Gabriella Pescara
2° “ASPETTANDO IL SOLE” di Tiziana Donadeo
3° “COS'E' LA NATURA” di Giulia Pognante

RICORDIAMO che i premiati della sezione “NARRATIVA” (Premio “MARCO CUSTODERO”)
verranno proclamati a Montalto Pavese nella apposita premiazione del 17 novembre pv alla quale fin da ora invitiamo tutti a partecipare.

Come sempre i vincitori di tutte le sezioni vedranno a breve i propri componimenti pubblicati sulle pagine web del Gruppo.

Si ricorda la composizione delle due qualificate Giurie ufficiali del premio:
1) PER LA PARTE LETTERARIA- “CONCERTI DI PAROLE” e “NARRATIVA”:
BARBERI SQUAROTTI Giorgio – Presidente
CUSTODERO Salvatore, MANCA Giorgio, MARCHISIO Ezio, SORIA Valter.
2) PER LA PARTE FOTOGRAFICA- “IMMAGINI E RICORDI”:
FERRARI Maria Nicoletta, SABATINI Giuseppe, SPESSO Bruno.

Un ringraziamento e un pensiero di amicizia per la Città gemella di “CRAN GEVRIER”, alla Municipalità di Montalto Pavese per le sinergie culturali, alla pittrice FERRARI M. Nicoletta per le tele esposte che hanno costituito degna cornice alla manifestazione.
Gli Amici della Poesia ringraziano inoltre di cuore quanti seguono con amicizia questa iniziativa: La Città di Piossasco , Giurie del premio, solleciti cronisti, la famiglia CUSTODERO e sostenitori privati per la generosa collaborazione.


Vi auguriamo un buon cammino con la poesia, serena consolatrice di ogni uomo che la sappia cercare, dandovi appuntamento a nuove edizioni della nostra manifestazione, sperando di avere un futuro con basi sempre più solide per poterci reciprocamente offrire nuove stimolanti opportunità d'incontro.

“BUON FUTURO A TUTTI”
http://www.amicipoesia.altervista.org

martedì 23 luglio 2013

proroga iscrizioni

ANTICHE COME LE MONTAGNE
XXI edizione internazionale per Poesie, Racconti, Fotografia & sensazioni

:arrow: ATTENZIONE:
scadenza PROROGATA al 24 agosto 2013


:arrow: Premiazione
09 novembre 2013

:arrow: REGOLAMENTO QUI

:arrow: infoline telefonica
al numero 011.9064314
(sig. Bruno Spesso)
dal lunedì al venerdì, ore 14:00-16:00

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Gruppo Amici della Poesia
www.amicipoesia.altervista.org

giovedì 18 luglio 2013

io, Mandela

Per ricordare il Mandela Day, giorno del compleanno di Nelson Mandela che festeggerà proprio oggi, 18 luglio, le sue venerande novantacinque primavere, in un letto dell’ospedale sudafricano di Pretoria, abbiamo ripescato un estratto della sua biografia “Io, Nelson Mandela”.
Si tratta di una poesia di Zindzi Mandela, la sua seconda figlia, nata dal matrimonio con la seconda moglie Winnie, una lirica che era stata inserita nel libro “Black as I am”, raccolta di poesie accompagnate da immagini fotografiche, pubblicata dalla ragazza a soli sedici anni e dedicata ai suoi genitori.

Hanno abbattuto un albero
e ne hanno sparso i frutti
ho pianto
perché avevano perso una famiglia
il tronco, mio padre
i rami, il suo sostegno
così grande
i frutti, la moglie e i figli
che tanto significavano per lui
gustosi
amorevoli come devono essere
tutti per terra
le radici, le gioie
gliele hanno tagliate via
Un insieme secco di una sola vera lunga frase, che definisce il senso di quell’uomo, suo padre, che si festeggia non solo oggi.

(da http://www.booksblog.it,
magazine romanzato di )

Anna Achmatova

http://amicipoesia.mondoweb.net/viewtopic.php?f=8&t=1919

lunedì 6 maggio 2013

Bando Piossasco 2013

ANNUNCIO:
 
Nuova edizione (la 21° del nuovo corso) del 
Concorso internazionale per Poesie, Racconti e Fotografia
ANTICHE COME LE MONTAGNE

(scadenza 31 luglio 2013, premiazione 09 novembre 2013)

Regolamento:

infoline telefonica
al numero 011.9064314
(sig. Bruno Spesso)
dal lunedì al venerdì, ore 14:00-16:00

martedì 30 aprile 2013

Le metafore di Fruttero e Lucentini ne La donna della domenica

Se esistesse o fosse esistito, come per la satira, un premio nazionale per la metafora, sicuramente Fruttero e Lucentini sarebbero andati più e più volte almeno in nomination. Ho provato a raccogliere le metafore che ho trovato ne La donna della domenica:
  • Henry James (uno scrittore di quelli che dovevi spingere come una bicicletta in salita)
  • Quel riflesso fulmineo, istintivo, di salvatrice, quel guizzo da domenica del corriere
  • La bambina restò impalata, con un’aria da monumento ai Caduti
  • Ci fu uno scambio di sorrisi come di fari a un incrocio
  • L’idea di doverlo disilludere adesso, di dover spegnere quel sorriso di principessa che si vede riconsegnare l’anello caduto in mare, gli dette un senso di oppressione
  • - Che c’è? – chiese piano, con la delicatezza dell’artificiere che disinnesca l’ordigno extra-parlamentare
  • nella tappezzeria a righe bianche e rosse, sbiadita come un pigiama da cronicario
  • disse [...] col tono umilmente filosofico di chi ha ordinato un tamarindo invece della solita Coca-Cola
  • era ben più facile che liberarsi di queste piccolezze formali, dure e insolubili come i calcoli renali
  • passeggiavano col passo avaro e dilatorio delle bambinaie, dei carabinieri in alta uniforme, e dei vecchi
  • aveva, oltre all’accento, anche questo di torinese: non si curava dell’effetto delle sue brusche battute, come se stesse sempre fuori dalla dimensione dell’umorismo
  • marciava tra quella piccola folla, dove non mancavano uomini ben più nerboruti e possenti di lui, con la sicurezza appena infastidita di un passante in mezzo a un nugolo di piccioni
  • Perché doveva vivere circondato da gente che gli spegneva sempre tutte le candele?
  • Uscì dalla 500 anche lui, come da un cassetto pieno di fiori secchi
  • si domandò Massimo, con la freddezza di Clausewitz
  • Col ronzio che faceva la 500 aperta, era come viaggiare seduti sopra una macchina da cucire
  • Anna Carla gli rivolse un sorriso che era una carezza da suora della misericordia
  • [disse] con l’aria di chi conta per la ventesima volta gli ultimi spiccioli
  • Attraverso le stecche delle persiane entrava una luce da esecuzione
  • Si sentiva come un tronco d’albero gettato sulla spiaggia, ripreso dall’onda, rigettato, ripreso, con una monotona, indifferente pendolarità che niente poteva spezzare
  • proseguì sicuro, con l’aria di chi si ritrovi su terreno asciutto dopo essere scivolato in un pantano
  • tutta la sua flemma speculativa gli cadde di dosso come si perdono i vestiti nei sogni
  • la poco raccomandabile cosca delle emozioni amorose
  • Era stupefacente come certe vergogne, certe vanità sepolte da vent’anni, fossero pronte a rivenir fuori come indistruttibili topi.
  • Il commissario [...] mise le mani nella borsa con lo stesso animo con cui avrebbe disinnescato una mina
  • Ma era come se lei fosse metà qui e metà chissà dove, come appunto i preti.
  • case alte e basse, vecchie e nuove, che parevano un gioco di costruzioni lasciato a mezzo da un bambino e scompigliato dal fratellino più piccolo.
  • Lui disse di sì col tono di uno che accetta la zuppa invece del pan bagnato
  • Ne era lei stessa consapevole, e felice in un modo anch’esso attutito, ovattato, come se le fosse appena nevicato dentro
  • gli esseri umani impegnati a tessere e ritessere le loro tremule, fortuite ragnatele da uno spigolo all’altro della vita
  • L’altro fece la faccia di chi cede a un bambino.
  • - A lei non si può proprio nascondere niente, – disse con una umiltà da schiaffi
  • Prese, senza sforzo, l’aria di un veterano cui l’esito della milleunesima battaglia non importa in realtà più niente
  • il commissario lo stava scrutando con gli occhi di un cardinale controriformista
  • parole, sue e altrui, fitte, pressanti, e subito disperse come pioggia nell’acqua
  • il braccio che descriveva un ampio semicerchio, come a mostrare una catena di montagne, un tramonto.
  • la città, spopolata e sprangata come in attesa dei barbari.
  • un cassetto richiuso con un fruscio di rosario sgranato
  • La sua espressione naturalmente aggrottata, come se avesse un chiodo piantato in mezzo alle sopracciglia
  • Le dita si strinsero due o tre volte attorno al binocolo come le zampe di un ragno in agonia
  • Il letto a baldacchino pareva ancora più enorme sotto il basso soffitto, come una stanza nella stanza o una gabbia per qualche misterioso, incorporeo animale.
  • Il tono era quello di chi ha ascoltato fino in fondo due venditori di enciclopedie
  • restò perfettamente immobile, il labbro preso tra i denti come un dito in una porta
  • Ormai, era come picchiare su un gatto schiacciato sull’autostrada.
La mia preferita è: La bambina restò impalata, con un’aria da monumento ai Caduti.

giovedì 25 aprile 2013

Antonio Machado

NUDA E' LA TERRA

Nuda è la terra, e l'anima
ulula contro il pallido orizzonte
come lupa famelica. Che cerchi,
poeta, nel tramonto?
Amaro camminare, perchè pesa
il cammino sul cuore. Il vento freddo,
e la notte che giunge, e l'amarezza
della distanza...Sul cammino bianco,
alberi che nereggiano stecchiti;
sopra i monti lontani sangue ed oro...
Morto è il sole...Che cerchi,
poeta, nel tramonto?

Antonio MACHADO

Le sue poesie nel FORUM del Gruppo AdP

domenica 24 marzo 2013

Che cos'è la poesia

"What is poetry?"
di Lawrence Ferlinghetti (nel giorno del suo compleanno)

Is it the voice, of the Fourth person Singular
E' LA VOCE della 4 persona singolare
Is it the voice, within the voice of the turtle
è la voce, dentro alla voce della tartaruga
Is it the face, Behind the face of the race
è la faccia, dietro la faccia della razza
Poetry is made of night though
LA poesia è fatta di pensieri notturni
If it can tear it self away from illusion
Se può strapparsi via dall'illusione
It wil not be disowned, Before the done
non sarà ripudiata, prima dell'alba
Poetry is made by evaporating
La poesia è fatta evaporando
The liquid laughter of youth
La risata liquida della giovinezza
Poetry is a book of light at night
La poesia è un libro di luce di notte
Dispersing clouds of unknowing
che diffonde nuvole di non sapere
It hears the whisper of Elephants
sente il sussuro degli elefanti
And seas how many angels dance On the head of a pin
e guarda quanti angeli danzano sulla testa di uno spillo
And how many angels and devils dance on the head of a phallus
E quanti angeli e diavoli danzano sulla pinta di un fallo
It is a humming a keening
è un ronzio, un lamento
A laughing a sighing at dawn
una risata un singhiozzo all'alba
A wild soft laughter
e una morbida risata selvaggia
It is the final gestalt of the immagination
è la gestalt finale
Poetry should be emotion
La poesia dovrebbe essere emozione
Recollected in emotion
Ricordata ..nell'emozione

http://it.wikipedia.org/wiki/Lawrence_Ferlinghetti

giovedì 21 marzo 2013

La poesia 2.0 in cerca di pubblico

Oggi si celebra la giornata di chi compone versi. Ma cosa significa farlo al tempo dei social network?
mario baudino
, LaStampa (21.03.2013)
 
Un festival letterario decide di lanciare un censimento dei poeti italiani fra i 20 e i 40 anni. Ma per farlo deve prima rispondere a una domanda: che cosa si intende per poeta, quando complice il web i versi sono dovunque e, come ci fa osservare l’editore Nicola Crocetti, se si digita la parola «poesia» le segnalazioni possono essere 108 milioni su Yahoo e 72 milioni su Google? Bisogna scegliere. Quelli di Pordenolegge hanno così stabilito un criterio in apparenza complicato, basato su una specie di catena di Sant’Antonio: sono partiti da una ventina di giovani poeti ben riconoscibili, chiedendo di indicarne altri e via via arrivando per incroci ai primi 284 autori. 

Hanno dovuto stabilire anche i requisiti editoriali di base: dovevano essere autori pubblicati in volume, raccolte, antologie, riviste di carta o digitali, ma garantiti e mediati da un curatore. Niente fai te, dal self publishing a Facebook, alle poesie inviate autonomamente a siti letterari. Un meccanismo un po’ complicato. «Ma anche semplice - replica l’ideatore, il poeta Gian Mario Villalta - perché in fondo è basato sul passaparola. L’esistenza di un mediatore serve anche per garantire un minimo di comunità». Perché nel web, dove sembrerebbe dominare il principio che uno vale uno, il risultato è spesso che tutto vale zero. «Il web crea dei tunnel dove alcuni parlano fra loro, e credono di parlare al mondo». Con i suoi numeri inimmaginabili, forse sta cambiando la poesia. E nello stesso tempo, funziona come una gigantesca macchina di scrittura. 

Un poeta molto noto come Giuseppe Conte ci invita a un piccolo esperimento: scrivere nella striscia di ricerca di Google il titolo di un suo breve componimento, Energia mutabile. Il risultato è impressionate, perchè il testo (molto bello: «L’amore vero, tu lo sai, è volere/la gioia di chi non ci appartiene/è questo uscire, traboccare//da se stessi come il sangue dalle vene/ per un taglio, è l’irrinunciabile,/ amore energia mutabile eterno bene») rimbalza da una quantità di pagine e siti i più imprevedibili, letterari e non, persino vagamente pubblicitari. «A volte anche trascritta male, ma che importa? - dice Conte -. La poesia viaggia in rete in modo imprevedibile». Il nemico non è certo il web, semmai un clima culturale, «che de determina - sono ancora parole di Conte - la perdita di senso politico-sociale. Se poesia è una piccola esternazione personale, tutti sono poeti. Ma se lavora dentro il linguaggio nel senso dell’utopia, della liberazione, della ribellione, dei grandi sogni, ecco, diventa rarissima. Perché viene messa da parte, condannata all’irrilevanza? Rispondo che questo è un problema della società, non dei poeti». 

In piena età romantica P. B. Shelley scriveva che «i poeti sono i non riconosciuti legislatori del mondo». Oggi non vale più? «La poesia è l’essenza della libertà, e dall’800, da Walt Whitman in poi, la vera essenza della democrazia. I poeti non possono fare solo i poeti». Il rischio è infatti quello di un «poetichese» di massa, a volte languido a volte rancoroso, quasi sempre banale. Moltiplicato per milioni di scritture. Se per Villalta l’abbondanza è illusoria («Quando torniamo a considerare quelli che lavorano seriamente, sono i numeri di sempre») per Conte la quantità non è di per sé una minaccia: «Chi vuole cercare la poesia, la trova». E Nicola Crocetti, che da decenni tiene viva con la sua piccola casa editrice e la rivista «Poesia» l’idea che un pubblico esista, ci fa osservare come, quando curò per il Corriere della sera una serie di libri di poesia in vendita col giornale, ebbe risultati straordinari. 

Racconta però anche una delle esperienze (ricorrenti) più dolorose. Alle fiere, per esempio a Torino, c’è sempre qualcuno che si ferma davanti al suo stand, esamina i libri, li posa e interrogato risponde: «Sì, scrivo, ma non leggo per non farmi influenzare». Sarà una vecchia cultura parrocchiale, che il web è destinato a spazzare via? Crocetti ci spera, Alfonso Berardinelli ne dubita. Il critico letterario che nel ‘75 legò il suo nome (con Franco Cordelli) a una celebre antologia, Il pubblico della poesia, ha un’ipotesi controcorrente: «Può sembrare un paradosso, ma da allora non è cambiato molto». Già si intuiva «l’enorme quantità dei poeti emergenti. Negli Anni Settata legati ai movimenti di massa, oggi alla locomotiva del web». Berardinelli è piuttosto duro: «I poeti teorizzano che l’essere fuori mercato li rende liberi. Penso il contrario: il mercato è anche pubblico, e un’arte senza pubblico inevitabilmente degenera. La mancanza di pubblico è più grave di una possibile “viltà” della critica, e il web forse ha peggiorato le cose». 

Non crede più alla poesia? «Non credo alla poesia come categoria, ma semmai nelle buone poesie. Per le quali ci vogliono talento, determinazione e studi». Lei ha scritto un libro dal titolo ironicamente e feroce: Non incoraggiate il romanzo. Vale anche per la poesia? «Non mi fraintenda, In Italia abbiamo ottimi poeti, anzi ottime poetesse, penso a Bianca Tarozzi o a Patrizia Valduga, a Patrizia Cavalli o a Anna Maria Carpi. Ma non bisogna dimenticare che nella prosa, dove c’è un pubblico, alla fin fine, se uno è cretino, si vede. Nella poesia no, eppure ce ne sono, e di prima forza».

venerdì 8 marzo 2013

io l8, non solo a marzo

QUANDO DIVENTAI UN FRUTTO

Femmina e maschio fui concepita all’ombra della luna
ma Adamo fu sacrificato alla mia nascita,
immolato ai mercenari della notte.
E per colmare il vuoto della mia altra essenza
mia madre mi ha lavato con acqua torbida
e mi ha portato sul pendio di ogni montagna
consegnandomi al rombo delle domande.
Mi ha consacrato all’Eva della vertigine
e mi ha impastato con il buio e la luce
perché fossi donna-centro e donna-lancia
gloriosa e trapassata
angelo dei piaceri senza nome.

Straniera crebbi e mai nessuno poté mietere il mio grano.
Ho disegnato la mia vita su una pagina bianca
mela che nessun albero ha partorito
poi l’ho ritagliata e ne sono uscita
una parte di me vestita in rosso e l’altra in bianco.
Non ero solo dentro o fuori del tempo
perché ho avuto origine nelle due foreste
e mi sono ricordata prima di nascere
di essere una moltitudine di corpi
di avere dormito a lungo
di avere vissuto a lungo
e quando sono diventata un frutto
seppi quel che mi attendeva.
Ho chiesto ai maghi di prendersi cura di me
allora mi hanno presa.
Ero
la mia risata
dolce.
La mia nudità
azzurra.
E il mio peccato
timido.
Mi libravo sulle ali di un uccello
e di notte diventavo un guanciale.
Rivestirono il mio corpo di talismani
e spalmarono il mio cuore con il miele della follia.
Custodirono i miei tesori e i ladri dei miei tesori
mi portarono silenzi e racconti
e mi prepararono a vivere senza radici.
Da quel momento sono in cammino.
Indosso una nuvola ogni notte e viaggio.
Solo io mi dico addio
e solo io mi accolgo.
Il desiderio è il mio cammino e la tempesta la mia bussola
in amore non getto l’ancora in nessun porto.
Di notte lascio gran parte di me stessa
poi mi ritrovo e mi abbraccio appassionatamente al ritorno.
Gemella del flusso e del riflusso
dell’onda e della sabbia
dell’astinenza della luna e dei suoi vizi
dell’amore
e della morte dell’amore.
Di giorno
la mia risata appartiene agli altri, ma la mia cena segreta
mi appartiene.
Chi comprende il mio ritmo mi conosce
mi segue
ma mai mi raggiunge.
Joumana Haddad,
Non ho peccato abbastanza (Mondadori 2007)

domenica 17 febbraio 2013

Bando Pamparato 2013

XXVI EDIZIONE
del concorso di poesia in lingua italiana
UNA POESIA PER PAMPARATO

REGOLAMENTO

1- Il concorso è articolato in tre Sezioni:
SEZIONE A – POESIA SINGOLA
SEZIONE B – POESIA SINGOLA GIOVANI
Riservata ai giovani sino a 19 anni compiuti entro il 2013
SEZIONE C – SILLOGE INEDITA

Si prega di indicare chiaramente la sezione a cui si intende partecipare.

- SEZIONE A e B
Si partecipa con una sola poesia edita o inedita, mai premiata nelle precedenti edizioni del presente concorso, a tema libero, della lunghezza massima di trenta versi, con ampia libertà di stile e di metrica.
Il testo della poesia, in cinque copie dattiloscritte, di cui quattro anonime e una recante in calce nome e cognome, indirizzo completo, dati anagrafici e recapito telefonico, indirizzo e mail, deve essere spedito a: SEGRETERIA CONCORSO POESIA PAMPARATO (c.a. MAURA PRATO) Via Roma – 12087 PAMPARATO , entro e non oltre il 30 APRILE 2013.

E’ comunque preferibile, ove possibile, inviare il testo in unica copia, recante tutti i dati anagrafici richiesti, attraverso posta elettronica al seguente indirizzo: unapoesiaperpamparato@gmail.com

-SEZIONE C
La silloge deve essere composta da dieci poesie, edite o inedite, mai premiate nelle precedenti edizioni del concorso, a tema libero, della lunghezza massima di trenta versi e con ampia libertà di stile e di metrica. La silloge dovrà essere fascicolata, recare titolo e indice e inviata in cinque copie. Soltanto una delle copie dovrà recare nome, cognome, indirizzo completo, dati anagrafici e recapito telefonico. Non è contemplata la spedizione attraverso posta elettronica.

Qualora nella sezione SILLOGE non si raggiungesse il numero minimo di 10 partecipanti è facoltà dell’organizzazione del concorso di non assegnare alcun premio e gli elaborati, unitamente alle rispettive quote, saranno restituiti.

2-La tassa di partecipazione è fissata in 15 euro per le sezioni A e C e in 5 euro per la sezione B Giovani. Gli importi dovranno essere inviati, unitamente agli elaborati, tramite assegno bancario non trasferibile intestato a Maura Prato, o per contanti, all’indirizzo sopra indicato.

3- I dati personali saranno utilizzati esclusivamente ai fini del presente concorso, alla formulazione delle graduatorie, alla pubblicazione delle poesie in apposita antologia e per l'invio di futuri bandi.

4- I testi inviati verranno esaminati anonimi dalla Giuria Ufficiale del Premio, i cui nominativi verranno resi noti all'atto della premiazione.

5- I premi, consistenti in targhe o coppe, saranno stabiliti in funzione del numero dei partecipanti. Al primo classificato di ciascuna sezione, se residente fuori regione, sono offerti la cena ed il pernottamento (compresa la prima colazione) per sé ed un accompagnatore.
Al vincitore della Sezione B - SILLOGE INEDITA - sarà offerta la stampa di 50 copie del proprio elaborato.

6- Gli elaborati non saranno restituiti. Tutte le poesie presentate nella sezione A – POESIA SINGOLA - saranno raccolte in apposito libretto. Copia del medesimo sarà a disposizione dei concorrenti nel giorno della cerimonia di premiazione.
7- La cerimonia di premiazione avverrà in Pamparato sabato 5 OTTOBRE 2013 alle ore 16. Tutti i concorrenti saranno comunque avvisati in tempo utile al fine di poter partecipare alla cerimonia, durante la quale saranno lette le poesie premiate.

8- L'Associazione Turistica Pro Loco organizzatrice del presente concorso si riserva di utilizzare i testi delle poesie partecipanti al concorso per pubblicazioni e letture. La proprietà letteraria rimarrà comunque sempre dell'autore.

9- Fatto riferimento a quanto indicato al punto 3 del presente regolamento, ogni partecipante dovrà far pervenire alla Segreteria del Concorso, unitamente alla composizione presentata, la seguente dichiarazione:

"Ricevuta informativa sull'utilizzazione dei propri dati personali ai sensi dell'art.10 della Legge 675-96, consento al loro trattamento esclusivamente agli scopi perseguiti dall'Associazione Turistica Pro Loco di Pamparato e limitatamente ai fini del presente concorso ed a quelli futuri." (firma)

10- La partecipazione al concorso implica la preventiva accettazione delle norme sopracitate.



Contestualmente al concorso "Una poesia per Pamparato" l'Associazione Turistica Pro Loco di Pamparato con il PATROCINIO del Comune di Pamparato indice la

XIII EDIZIONE del
CERTAMEN DI POESIA
in lingua italiana

REGOLAMENTO

1- Ciascun autore può partecipare sia al Concorso di poesia sia al "Certamen", ovviamente con poesie diverse.

2- Si partecipa al CERTAMEN con una sola poesia edita o inedita, mai premiata nelle precedenti edizioni sia del Certamen" sia del Concorso "Una poesia per Pamparato", a tema libero, della lunghezza massima di trenta versi, con ampia libertà di stile e di metrica.

3- Il testo della poesia, in due copie dattiloscritte, di cui una anonima ed una recante in calce nome e cognome, indirizzo completo, dati anagrafici, indirizzo e mail e recapito telefonico, deve essere spedito a: SEGRETERIA CONCORSO POESIA PAMPARATO (c.a. MAURA PRATO) via Roma – 12087 PAMPARATO, entro e non oltre il 30 GIUGNO 2013.
Si prega di indicare chiaramente la partecipazione al CERTAMEN.
E’ comunque preferibile, ove possibile, inviare il testo in unica copia, recante tutti i dati anagrafici richiesti e la chiara indicazione di partecipazione al Certamen, attraverso posta elettronica al seguente indirizzo: unapoesiaperpamparato@gmail.com
La tassa di partecipazione è fissata in 15 euro. L’importo dovrà essere versato tramite assegno bancario non trasferibile intestato a Maura Prato, o per contanti, all’indirizzo sopra indicato.

4- I dati personali saranno utilizzati esclusivamente ai fini del concorso, alla formulazione della graduatoria, alla pubblicazione delle poesie e per l'invio di futuri bandi.

5- I testi saranno giudicati anonimi tramite votazione sia della GIURIA POPOLARE, rappresentata dagli spettatori partecipanti alla premiazione, sia dai membri della GIURIA ufficiale del Concorso. I voti della giuria popolare incideranno per il 70% nella determinazione della graduatoria finale. Tra gli spettatori sono compresi i partecipanti al CERTAMEN presenti alla manifestazione.

6- I premi saranno stabiliti in funzione del numero dei partecipanti.

7- Le poesie inviate non saranno restituite.

8- La cerimonia avverrà in Pamparato
sabato 5 OTTOBRE 2013 alle ore 16 unitamente alla premiazione del Concorso di poesia.

9- L'Associazione Turistica Pro Loco di Pamparato si riserva di utilizzare i testi delle poesie partecipanti al "Certamen" per pubblicazioni e letture. La proprietà letteraria rimarrà comunque sempre dell'autore.

10- Fatto riferimento a quanto indicato al punto 3 del presente Regolamento, ogni partecipante dovrà far pervenire alla Segreteria del Concorso, unitamente alla composizione presentata, analoga dichiarazione, così come previsto al punto 9 del Bando di Concorso "UNA POESIA PER PAMPARATO".

11- La partecipazione al "Certamen" implica la preventiva accettazione delle norme sopracitate.

Per eventuali informazioni relative sia al CONCORSO DI POESIA sia al CERTAMEN rivolgersi a:
PRATO MAURA - PAMPARATO 3331718057
ODASSO ERALDO - MONDOVI' 0174-41828

E’ consigliato di anticipare il più possibile la spedizione degli elaborati.

giovedì 10 gennaio 2013

Naciribwa, la bella nascosta

Questa favola è narrata alla sera attorno al fuoco nei villaggi karimojong (popolazione di pastori del nord-est dell’Uganda). Traspaiono da essa il piacere del narrare, la fantasia e la ricchezza dei dettagli, ma anche alcuni valori caratteristici come la fede nel trionfo del bene sul male.
MISNA, Racconti

C’era una volta una ragazza che si chiamava Naciribwa; il suo secondo nome era Kiyo. Il suo corpo era splendido e la pelle era bronzea e liscia. Gli occhi erano di un nero splendente, bellissimi a vedersi. Vestiva una pelle adornata di magnifiche perline. Il suo capo era adorno di fili multicolori di perline e attorno al collo portava una collana di bianche scaglie di uova di struzzo. Naciribwa era ricca e sana.Un giorno venne data una grande festa e tutti correvano per parteciparvi. Naciribwa vi si recò col fratello. Si pettinò magnificamente e mise un campanellino alla caviglia destra. Lungo la strada si divertì tantissimo in compagnia delle altre ragazze che andavano alla festa. A sera, i giovani del posto cominciarono a corteggiare le ragazze, cercando tra loro la più bella. Ma nessuna eguagliava in bellezza Naciribwa che conquistò tutti, compreso il fratello. Tornato a casa, il ragazzo raccontò ai genitori come erano andate le cose e come anch’egli si fosse innamorato pazzamente della sorella al punto di volerla in moglie. A sentire questo, tutti rimasero male e Naciribwa andò fuori di sé dalla vergogna. Decise di scappare di casa e la sua amica del cuore andò con lei.
Pur slanciata e di un bel colore nero, l’amica non era bella come Naciribwa e, temendo che i nemici si sarebbero interessati solo di lei, magari battendosi tra loro per averla, cercò di trovare una soluzione al problema. Mentre stava pensando a ciò, s’imbatterono in una femmina d’elefante che stava partorendo. L’amica prese la placenta dell’ animale e con essa rivestì Naciribwa che divenne sporca e brutta. Ora, l’amica pareva veramente bella. Trovarono un tamarindo e lo salirono portando con sé la zucca d’acqua. I nemici si stavano avvicinando e vennero a sedersi proprio sotto l’albero. Naciribwa sputò di sotto e uno degli uomini guardò in su ma non vide le ragazze che erano salite molto in alto.
Naciribwa sputò di nuovo e l’uomo pensò che fosse lo spirito e lo disse agli amici. Mentre tutti guardavano in su, le ragazze lasciarono cadere la zucca dell’acqua. Grande fu lo spavento degli uomini che ben presto si accorsero delle ragazze. Naciribwa, con la placenta secca addosso, appariva veramente brulla e gli uomini si dettero ben presto da fare per raggiungere l’amica.
Uno di loro riuscì a prenderla, mentre gli altri decisero di ammazzare Naciribwa tanto era brutta. Ma uno ebbe compassione di lei e volle tenerla con sé per custodire il bestiame. Furono condotte al kraal di quella gente. L’amica di Naciribwa trovò tutti i favori di questo mondo, mentre Naciribwa fu considerata come una schiava. Il suo lavoro consisteva nel badare alle vacche assieme ad un  pastore e si cibava di ciò che veniva gettato ai cani.
Quando andava a fare il bagno, Naciribwa si toglieva la placenta di dosso . Un giorno il pastore la vide e rimase incantato dalla sua bellezza. Nel kraal non c’era nessuna ragazza che potesse starle alla pari. La sera stessa il giovane corse dal padre e raccontò il fatto, ma nessuno gli credette. Mentre Naciribwa stava mangiando con i cani, il giovane improvvisò un canto per declamarne la bellezza: a Kiyo vien dato da mangiare con cani, Kiyo! a Naciribwa Kiyo con i cani, Kiyo! Kiyo dai bianchi denti, con i cani, Kiyo! Kiyo dalle belle mani, con cani, Kiyo! A Kiyo vien dato da mangiare con i cani, Kiyo!
Il ragazzo ripeté la cosa al padre che finalmente si decise ad andare a vedere con i suoi occhi. Naciribwa andò a bagnarsi, si tolse le pelli di placenta e incominciò a versarsi acqua sul corpo. Mentre stava per rimettersi la pelle della placenta, il padre del ragazzo corse verso di lei e riuscì a trattenerla. Era certamente la più bella ragazza che si fosse mai vista. Venne portata al kraal e tutti rimasero meravigliati della storia. Da quel momento non dovette più mangiare con i cani perché tutti le volevano bene. Sposò il giovane che l’amava ed ebbe figli bellissimi.