martedì 12 dicembre 2017

Risultati "Antiche come le Montagne" ed.2017

Anche la ventiquattresima edizione del concorso internazionale di poesie e sensazioni
Antiche come le Montagne
ha concluso il suo percorso di gara, portando al traguardo
alcuni vincitori di indiscusso valore e di grande personalità.
La cerimonia di premiazione ha avuto luogo nel pomeriggio di sabato 4 novembre
nella biblioteca civica Nuto Revelli in Piossasco,
alla presenza di un pubblico appassionato, di autorità locali,
rappresentanti della carta stampata e di sempre nuovi amici e compagni di percorso.


Viene resa nota la composizione delle tre Giurie ufficiali,
coordinate nei lavori da Luca Necciai
con il contributo di Giuseppe Sabatini e Carmela Quattrocchi (segreteria):
poesia) Alessandro Errico, Gianfranco Martinatto, Lorenzo Masetta.
narrativa) Lorenzo Masetta, Daniela Occhi, Salvatore Custodero.
fotografia) Karina Vystavkina , Franco Giordano, Fabrizio Varetto.

All'unanimità sono stati assegnati i seguenti riconoscimenti:


1° premio per la poesia        oggi                (Armando Giorgi)
2° premio per la poesia        la mia scelta   (M.Teresa Biasion Martinelli)
3° premio poesia e premio Giuria popolare   sogno               (Rosalinda De Francesco)

1° premio narrativa        il fotografo di guerra       (Teresa Surdo)
2° premio narrativa        il popolo in simbiosi con le renne        (Paola Iotti)
3° premio narrativa e premio Giuria popolare   la memoria                (Lucia Guiati)


1° premio fotografia    madame e madamoiselle   (Silvana Govich)
2° premio fotografia    cosi’ tra queste immensità    (Mattia Ricca)
3° premio fotografia e premio Giuria popolare  vorrei guardare oltre        (Sara Andreis)




Gli Amici della Poesia ringraziano di cuore quanti li seguono e li sostengono con affettoin questa iniziativa,
in particolar modo il Sindaco e la Giunta comunale di Piossasco,
l’Associazione Piossaschese, la città gemella di Cran Gevrier, i solleciti cronisti
e l’ingegnere Salvatore Custodero per la generosa collaborazione.


Vi auguriamo un buon cammino con la poesia, serena consolatrice di ogni uomo che la sappia cercare, produrre e veicolare, dandovi appuntamento per la venticinquesima edizione del nostro concorso, attualmente in fase di elaborazione il cui Bando ufficiale verrà pubblicizzato nella primavera del 2018.

domenica 10 dicembre 2017

Emily Dickinson

Di' tutta la verità ma dilla obliqua
Il successo sta in un circuito
Troppo brillante per la nostra malferma delizia
La superba sorpresa della verità
Come un fulmine ai bambini chiarito
Con tenere spiegazioni
La verità deve abbagliare gradualmente
O tutti sarebbero ciechi.


http://www.emilydickinson.it/

In queste pagine trovate tutte le opere di Emily Dickinson, in originale e in traduzione italiana. Il lavoro è iniziato a gennaio 2002 con la traduzione delle poesie ed è poi andato avanti con l'inserimento delle lettere e dei frammenti in prosa, per concludersi nel luglio 2009. Per le poesie ho previsto anche l'inserimento di un commento nel quale ho esplicitato la mia interpretazione dei versi e, talvolta, anche considerazioni sulle scelte di traduzione e citazioni tratte dalla sterminata bibliografia dickinsoniana. Per molte poesie ho inserito, oltre al commento, anche delle note che riguardano eventuali versioni alternative, varianti, notizie testuali o quant'altro possa essere utile per chi legge il voluminoso corpus poetico di Emily Dickinson.

Per le lettere e i frammenti in prosa mi sono limitato a inserire note esplicative su avvenimenti e personaggi citati nei testi, partendo dalle note dell'edizione delle lettere e dei frammenti in prosa curata da Johnson e Ward nel 1958, che ho cercato di arricchire, ove possibile, con ulteriori informazioni.

Oltre alle tre sezioni principali, ho inserito ulteriori altre pagine, tra le quali una cronologia della vita di Emily Dickinson, un elenco degli autori citati nell'intero corpus, una pagina musicale, con la riproduzione di alcuni spartiti e la possibilità di ascoltarli (in formato "midi"), e un elenco delle piante e degli animali citati nelle poesie


(Traduzione e note di Giuseppe Ierolli)

mercoledì 25 ottobre 2017

Sede Premiazione

ATTENZIONE

Con la presente comunicazione si rende noto che
la Premiazione del Concorso
"Antiche come le Montagne"
in programma Sabato 4 Novembre 2017 alle ore 15.15

subirà, per causa non dipendenti dalla volontà degli organizzatori,
un cambio di sede

Ci incontreremo pertanto presso la

La Biblioteca multimediale dista poche centinaia di metri dalla sede originariamente prevista, la Chiesa del Carmine di via Roma, attualmente non agibile.
Attraverso il link precedente è possibile verificare il percorso da compiere

lunedì 28 agosto 2017

Antiche come le Montagne 2017

ATTENZIONE


il termine di scadenza del bando della
XXIV edizione del Premio Letterario e Fotografico di Piossasco

ANTICHE COME LE MONTAGNE

è stato prorogato al 16 settembre p.v.


Anche quest'anno prevede apposite sezioni di partecipazione per:
  • Poesia
  • Narrativa
  • Fotografia
è possibile visualizzare e scaricare il regolamento completo pubblicato sul SITO

INFOline attiva a questo LINK



domenica 9 aprile 2017

Ciao Giorgio

:arrow: Il Gruppo Amici della Poesia piange la perdita del proprio Presidente onorario, prof. Giorgio Barberi Squarotti.

Abbracciamoci fra quanti già sentono la sua mancanza.


L.N.
e tutto il Direttivo AdP di Piossasco


domenica 2 aprile 2017

Addio a Evtushenko, il poeta dai mille volti


È morto a 84 anni nella sua casa americana l’intellettuale sovietico più celebre e controverso, fu dissidente e cantore del regime

Evtushenko posa nella sua casa di Tulsa in Oklahoma negli Stati Uniti, nel 2007 Il poeta russo è morto ieri all’età di 84 anni
In Russia un poeta è più di un poeta». L’incipit del poema del 1965 La centrale idroelettrica di Bratsk è stato forse il verso più famoso di Evgheny Evtushenko, il suo manifesto poetico e il suo programma di vita. La morte del poeta, nell’ospedale di Tulsa, Oklahoma, dove insegnava dal 1991, ha già riacceso la polemica che l’ha accompagnato per tutta la vita. Per i suoi ammiratori, russi e occidentali, è il più grande poeta russo del dopoguerra, l’erede di Majakovskij e Pasternak (accanto al quale ha voluto venire sepolto), un eroe del dissenso, un Nobel mancato. 
Per i suoi critici è un abile assemblatore di prolissi versi di attualità, un narcisista vanitoso e avido di riconoscimenti, un ambiguo servo del potere e, forse, anche un informatore del Kgb. Ma sicuramente è stato molto più di un poeta, e la sua morte, a 84 anni, mentre si preparava a celebrare con una tournee nei Paesi dell’ex Urss che doveva iniziare dal Palazzo dei congressi del Cremlino, chiude forse per sempre un’epoca in cui in Russia i poeti erano politici, modelli da imitare, rock star, dispensatori di verità e distruttori di regimi.
Nella sua dacia di Peredelkino, il famoso villaggio degli scrittori ormai inglobato nella metropoli, tra cimeli come disegni di Chagall e Picasso, c’è anche un ritratto di Evtushenko a opera di David Siqueiros, con una dedica che forse è il miglior riassunto del personaggio: «Questo è uno dei mille volti di Evtushenko. I rimanenti 999 li dipingerò un’altra volta». In 70 anni di letteratura Evghenij Aleksandrovich Evtushenko ha scritto migliaia di righe in versi e prosa, spaziando a 360 gradi tra argomenti e stili: poesie d’amore, poemi autobiografici e storici, canzoni e racconti. Ha girato e interpretato film, dipinto e fotografato, dedicandosi a ogni argomento: donne, politica, guerra, storia, con una facilità di componimento che gli permetteva di apparire in prima pagina della Pravda, accanto all’editoriale. Ha scritto di Cernobil e dell’Afghanistan, della crisi di Cuba e della perestroika, di Stalin e di Gorbaciov, spesso con punti di vista opposti sullo stesso argomento. 
La sua statura letteraria è sempre stata vista con scetticismo, ma la sua popolarità era immensa. Nato nel profondo della Siberia, iniziò a comporre da ragazzo, e divenne famoso negli Anni 50-60, quando nella Mosca del disgelo kruscioviano la poesia era diventata un fenomeno di libertà, una manifestazione di piazza, una subcultura alternativa all’arte ufficiale. I poeti leggevano le loro poesie ai piedi il monumento a Majakovskij, e radunavano folle all’auditorium del museo Politecnico, con gli ammiratori che li portavano in trionfo sulle spalle. Erano l’equivalente delle rockstar, e Evtushenko, provocatorio ed eccentrico non solo nei componimenti, ma anche nei vestiti e negli atteggiamenti, era l’indiscusso numero uno.
Quell’epoca finì, insieme al breve periodo delle speranze di un socialismo dal volto umano. Ma Evtushenko rimase, in un esercizio di equilibrismo che forse fu la sua opera principale. Denuncio ad alta voce gli «eredi di Stalin», difese il romanzo Non di solo pane di Vladimir Dudinzev (che gli costò l’espulsione temporanea dall’Istituto letterario), raccontò l’eccidio degli ebrei a Baby Yar a Kiev, un componimento quasi totalmente censurato perché era vietato parlare di Shoah, condannò l’invasione della Cecoslovacchia nel 1968 e difese i dissidenti. Nello stesso tempo dedicava poemi a Lenin e alle centrali idroelettriche, denunciava il militarismo degli americani e il pacifismo dei russi («Se i russi vogliono la guerra» divenne quasi un inno), proclamava la sua fede nel socialismo e nella grande patria russa. Poteva permettersi molto più di chiunque altro: era uno dei pochi sovietici a viaggiare apertamente per l’Occidente, cambiava mogli (quattro, con cinque figli), sfoggiava giacche indicibili, si permetteva di fare l’americano a Mosca, era il volto «liberale» del Cremlino. Iosif Brodsky lo accusava di essere al soldo dei servizi: «Come poeta è pessimo, come essere umano peggio». Evtushenko aveva preso le distanze dal futuro Nobel: «Sarà dimenticato il giorno dopo», una frattura che cercò inutilmente di rimediare per tutto il resto della vita.
Una vita di amori, passioni politiche - ha incontrato Robert Kennedy e Fidel Castro, Brezhnev e Nixon - e compromessi. La perestroika lo vide in prima fila, eletto deputato a furor di popolo nelle prime elezioni semilibere del 1989. I ragazzi che oggi scendono in piazza nei pressi del monumento di Majakovskij probabilmente non l’hanno mai sentito nominare. Per i loro padri resta il simbolo di un’epoca.

Anna Zafesova, LaStampa
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